Hypericum perforatum, della famiglia delle Ipericaceae ed è
chiamata con i nomi dialettali di pilastro, erba di San Giovanni (perché
fiorisce intorno al 24 giugno, ma anche per il colore rosso del suo olio
essenziale ricorda il sangue del Battista fatto decapitare da Salomè), mille
buchi (per la presenza nelle foglie di ghiandole traslucide simile ai buchi),
scacciadiavoli (allusione alle virtù esorcistiche attribuite dagli antichi),
erba delle ferite (perché la pianta è cicatrizzante), pirico, pirinconi.
L’iperico era noto fin dall’epoca dei Druidi (sacerdoti
degli antichi Celti) che consideravano l’iperico una pianta benefica, perché
capace di allontanare le forze demoniache. Da qui il nome di “fuga demonorum”.
La terminologia greca lo dimostra: iper (sopra) ed eicon-eicos (icona o
immagine sacra), perché secondo una credenza popolare anche nelle campagne
umbre esisteva la consuetudine di collocare un rametto della pianticella sulla
spalliera del letto con un’immagine sacra: l’erba avrebbe posseduto la virtù di
allontanare il male e difendere le case da eventuali malefici o fatture.
L’erba di San Giovanni con malie scaccia le streghe
Raccolta il giorno del Santo a mezzanotte
Né diavolo o strega avrà il potere di nuocere
A chi raccoglie la pianta per malia
Sfregando sull’architrave il rosso succoso fiore
Né tuono né tempesta avrà mai il potere
Di danneggiare o colpire la casa
Buona cosa è legare
Attorno al collo un amuleto della stessa specie
(Poema del 1400)
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